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Effetto Matilda

Atefeh Esmaeilzadeh

Dal vaccino per il COVID, alle pulsar e alla programmazione, le donne stanno occupando molti ruoli in diverse scoperte, invenzioni e innovazioni scientifiche. Nonostante ciò, in tutte le diverse storie, si deve ammettere che tra i tanti punti di svolta, i traguardi delle donne sono stati persi durante la storia. Nel 1993, Margaret Rossiter nominò la negazione del riconoscimento delle scienziate come “Effetto Matilda”. Il nome deriva dalla suffragette e abolizionista Matilda Joslyn Gage, il cui articolo “Woman as an Inventor”, pubblicato nella North American Review nel 1883, protesta contro la comune affermazione “donna…non possiede inventiva o talento per la meccanica”.


Sfortunatamente, guardando alla storia passata, si possono trovare molti esempi in cui il nome delle donne è stato cancellato.


Il primo esempio significativo risale al sesto secolo Avanti Cristo e riguarda Theano da Cortone: una filosofa che fece studi nella matematica, ma gran parte del suo lavoro fu oscurato venenedo attribuito al marito, fratello o insegnante, a seconda del caso.


Un secondo esempio è Trotula, una fisica italiana del dodicesimo secolo, i cui libri furono attribuiti a dei uomini dopo la sua morte.


Un ulteriore esempio è Nettie Stevens (1861-1912), che scoprì il cromosoma XY: il suo studio cruciale sul tenebrione mugnaio rivelò per la prima volta che il sesso di un organismo viene determinato dai cromosomi e non dall’ambiente o altri fattori. Tuttavia, Thomas Hunt Morgan, un noto genetico del tempo, viene di norma accreditato come lo scienziato che fece tale scoperta e il duro lavoro realizzato da Nettie viene trascurato.


Infine, nel 1934, i Premi Nobel per la medicina, furono assegnati George Whipple, George Richards Minot e William P. Murphy. Di fianco ad essi ci fu anche la loro collaboratrice, Frieda Robscheit-Robbins, che venne però esclusa dalla vittoria per il suo genere. Nonostante ciò, Whipple condivise il premio in denaro con Frieda, in quanto riconosceva il suo contributo e il suo ruolo da co-autrice in quasi tutte le proprie pubblicazioni. In ogni caso, al di là del gesto dello scienziato, il problema non erano i soldi, ma la cancellazione del nome di Frieda dalla storia.


Ci sono sicuramente altre migliaia di esempi che dovrebbero essere riportati, come quello di Marie Curie: lavorò con il proprio marito e fu protagonista della scoperta del Radio e del polonio, ma non fu mai citata nei diversi riconoscimenti e nelle diverse pubblicazioni.


Purtroppo, l’Effetto Matilda non è rimasto nel passato, ma continua a vedersi al giorno d’oggi, anche se a volte risulta fortunatamente meno acuto, ma pur sempre presente.


Attualmente, l’Effetto Matilda si può vedere nel numero ridotto di nomine, vincite, citazioni e collaborazioni che una scienziata riesce ad ottenere, soprattutto in quei campi tipicamente targati come ambiti maschili. Inoltre, un’altra realtà caratterizzata da tale effetto è l’università, in cui, in alcune regioni, uomini e donne che hanno scelto di intraprendere la carriera di insegnante in certi casi soffrono del pregiudizio di genere.


Conoscendo le cause della disparità di genere nel campo scientifico, è necessario considerare l’Effetto Matilda, ma non sufficiente.


Perché quindi tale effetto si verifica? Come possiamo affrontare tale questione?


Una causa è sicuramente caratterizzata dal pensare che le donne siano più conformi per il lavoro da casalinga, per compiti più facili e per ricoprire pochi ruoli da leadership o industriali. Un altro motivo viene invece descritto molto accuratamente da Stephens-Davidowitz nel suo libro “Everybody lies”. Basandosi sui grandi numeri lo scrittore tratta della situazione in cui i genitori impongono una sorta di discriminazione tra i loro figli e figlie. Effettuando delle ricerche nel web, Davidowitz ha notato come i genitori chiedono diverse domande riguardanti i loro figli: “mia figlia ha dei talenti?”, “mio figlio è un genio?”, “mio figlio è stupido?”. Le domande relative alle figlie sono invece maggiormente legate all’aspetto fisico: “mia figlia è sovrappeso?”, “mia figlia è bella?”.


Da questi esempi e le altre ricerche riportate nel libro, si può concludere che i genitori siano più concentrati sul talento e l'intelligenza dei propri figli maschi; invece, sulle proprie figlie si preoccupano maggiormente del loro aspetto fisico. In questo modo, i genitori realizzano inconsciamente una discriminazione tra i propri figli, lasciando in loro valori e attitudini che inseriti poi nella società portano alla disparità che ancora oggi è presente. Perciò, non è così strano che l’Effetto Matilda si verifichi ancora e che le donne si sottovalutino o vengano oscurate dagli uomini.


Cosa possiamo fare per mitigare e ridurre la disparità di genere e in particolare l’Effetto Matilda?


Partendo dalle nostre case, la famiglia dovrebbe trattare i propri figli in modo equo, con la stessa mentalità, come dei bambini, senza far sentire loro la pressione di una certa attitudine o del pensiero comune e tradizionalista della società.


Inoltre, anche a livello globale, il sistema educativo dovrebbe eliminare la disuguaglianza trattando in ugual modo sia ragazzi che ragazze, indipendentemente dal loro genere.


Nel campo scientifico questo viene già in parte seguito, lavorando molto per portare le scienziate ad essere viste come normalità in tale ambito e non come un’eccezione.


In aggiunta, uomini e donne dovrebbero avere le stesse possibilità e gli stessi modi per raggiungere candidature, collaborazioni o ruoli di alto livello. Infine, le scienziate dovrebbero pubblicizzare attivamente i loro lavori e i loro tutor spingerle in questo e nelle possibilità che si presentano.



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