La Giornata Mondiale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo viene proclamata dall’UNESCO nel 2001. Da allora, ogni 10 novembre, il mondo si riunisce per sottolineare l’importanza della scienza nella società e nella vita quotidiana. Questa iniziativa ha generato molti progetti, programmi e fondi per la comunità scientifica da diverse parti del mondo, dimostrando quanto sia necessario coinvolgere un pubblico più ampio possibile nei dibattiti a tema scientifico. Un’altra delle motivazioni per cui si è scelto di instaurare una giornata simile è quella di far capire il ruolo della scienza e dei ricercatori nella costruzione di un futuro più sostenibile e, sotto molti punti di vista, “migliore”. Parte integrante di questo obiettivo risiede nel rendere più persone possibili partecipi della ricerca e delle nuove scoperte scientifiche, in modo che possano capire come la scienza è coinvolta nella loro vita di tutti i giorni e farsi un’opinione ragionata su diversi temi che, quotidianamente, ci si trova, anche inconsciamente, ad affrontare.
In modo da offrire diversi spunti, ogni anno viene scelto un tema da analizzare così da focalizzare l’attenzione su una specifica sfida che la scienza si trova ad affrontare. Nel 2021, ventesimo anniversario della celebrazione, si è scelto di affrontare il tema del cambiamento climatico. In particolare, viene sottolineata l’importanza di costruire comunità “Climate-Ready” grazie a possibili soluzioni tecnologiche e innovative che potrebbero aiutare nell’obiettivo comune di rallentare l’innalzamento delle temperature sul nostro pianeta. A causa delle particolari condizioni in cui ci troviamo oggi, si sono tenuti eventi principalmente online in cui diversi speaker hanno potuto esporre nuove scoperte e problematiche relative ai cambiamenti climatici. Il titolo dell’evento, "Cambiando idee, non il clima”, rispecchia appieno lo spirito che ha portato alla proclamazione di questa giornata: poter condividere punti di vista diversi nella speranza che più persone possibile li comprendano e abbraccino, causando così un concreto miglioramento nel mondo come lo conosciamo oggi.
La speranza comune di organizzatori, speaker, giornalisti e chiunque decida di essere coinvolto nell’evento è quella di fare un passo alla volta, anche piccolo, verso la risoluzione di molti problemi che ancora affliggono la civiltà moderna. Con l’avanzare degli anni, le metodologie diventano sempre più tecnologiche, precise e avanzate. La conoscenza di questi nuovi strumenti, però, non è sempre alla portata di tutti. Tante volte, la scienza è complicata e spaventa le persone, le quali scelgono di credere a informazioni più semplici, più accessibili, per quanto sbagliate possano essere. Qui è possibile vedere appieno l’idea dietro una giornata di questo tipo: nel momento in cui le porte dei laboratori vengono aperte, la conoscenza viene condivisa e non fa più così paura. In questo, sono fondamentali gli scienziati, il loro ruolo divulgativo sul Pianeta che popoliamo e la loro capacità di renderlo più chiaro e vivibile per tutti. Questo tipo di iniziativa rende omaggio alla lotta intrapresa dai ricercatori per la conoscenza.
Una figura che sicuramente ha dovuto lottare molto è Rita Levi Montalcini. Nata in Italia nel 1909, decise di intraprendere la carriera scientifica da Ebrea nel pieno periodo fascista. Come se non bastasse, ha dovuto fare i conti anche con la mentalità del padre, ingegnere e matematico, che non approvava la sua idea di continuare con il percorso universitario. Nonostante ciò, la passione della Rita ventenne era tale da portarla a convincere il padre a farla iscrivere a medicina, per quanto non fosse d’accordo. Laureata cum laude nel 1936 in medicina e chirurgia all’Università di Torino, decise di intraprendere la carriera di ricerca iniziando una magistrale in neurologia e psicologia. Non passò molto prima che Mussolini vietò alle persone di razza non ariana di studiare all’università. Invece di darsi per vinta, Levi-Montalcini costruì un laboratorio casalingo nella propria stanza in cui studiava i motoneuroni negli embrioni di pollo. Questa fu l’esperienza che le fece capire quale fosse la sua strada. Le conclusioni ottenute dagli esperimenti clandestini nella sua camera portarono l’università di St. Louis a offrirle una borsa di studio. Fu qui che scoprì il Fattore di Crescita Nervoso (FCN) che, nel 1986, le fruttò il Premio Nobel per la Medicina.
Neurologa, accademica e senatrice a vita della Repubblica Italiana sono solo alcuni dei molti titoli che Rita guadagnò. Tutto ciò grazie alle lotte che ha intrapreso: da quella per il suo sesso, a quella per la sua razza, a quella per la conoscenza in generale. Grazie a lei oggi conosciamo meglio il nostro corpo e come si sviluppa e funziona, e tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la sua tenacia.
Ogni anno, il 10 di Novembre, una piccola Rita ha la possibilità di entrare in contatto con la scienza e capire se è la sua strada, se è ciò che sogna e se fa per lei.
Ogni anno, il 10 di Novembre, un ragazzo che ha difficoltà a mantenersi gli studi può dare uno sguardo alla vita del ricercatore e ricordarsi perché combatte e perché non deve mai rinunciare al proprio sogno.
Ogni anno, il 10 di Novembre, migliaia di persone ascoltano le nuove scoperte e sperano che, prima o poi, le cose saranno migliori e anche loro riusciranno a fare la differenza.
Ogni anno, il 10 di Novembre, la scienza ringrazia.
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