Amalia Ercoli-Finzi nasce il 20 aprile 1937 a Gallarate. Un nome non nuovo per chi è solito trascorrere le giornate nelle aule del Politecnico, ma anche per il mondo dell’aerospazio: Amalia è accademica, scienziata ed ingegnere aerospaziale. Fino alla pensione ha insegnato anche al corso di Meccanica Orbitale al Politecnico di Milano, ma durante la sua vita accademica si è fatta anche notare con onore tra i grandi del mondo aerospaziale. Nel 1962 è infatti la prima donna a laurearsi in Ingegneria Aeronautica al Politecnico di Milano e fin da subito l’essere donna è stato tra i più grandi ostacoli della sua carriera. Amalia però ha uno spirito pionieristico e competitivo, che da sempre l’ha aiutata nel suo percorso e nel raggiungimento dei suoi obiettivi, fino a coronare una carriera ricca di tanti grandi traguardi.
“Sono un ingegnere nato, da piccola smontavo e rimontavo le bici senza difficoltà”
Questa è una delle sue frasi più celebri, che sottolineano la determinazione che fin da giovane l’ha guidata nelle sue scelte. È proprio con la sua tenacia, insieme alla competenza professionale e alle solide capacità organizzative, che Finzi comincia a lavorare per Agenzie come NASA, Agenzia Spaziale Europea ed Italiana: non si limita quindi all’atmosfera e decide di oltrepassarla, inserendosi nel campo spaziale. Uno dei principali successi che la celebrano è il suo ruolo di direttrice della Missione Rosetta, che la vede impegnata dal marzo 2004 al 2014; missione che viene considerata uno dei suoi capolavori tecnici e scientifici più importanti. Segue poi altri numerosi programmi, collabora all’esperimento DeeDri per una missione su Marte e la Missione lunare AMALIA la vede come coordinatrice del Team Italia per il progetto.
Tra satelliti e navicelle spaziali, Amalia è riuscita a conciliare anche gli affetti familiari e a coltivare altri interessi personali, tra cui l’arte, la musica e la cura dei fiori. Ha infatti dichiarato che vorrebbe essere ricordata come una donna che ha cercato di fare con coerenza le cose che le piacevano e in cui credeva.
Oltre al mondo spaziale, Amalia è sempre stata sensibile anche al tema della disparità di genere presente nelle materie STEM: ha ricoperto la carica di presidentessa del comitato per le pari opportunità al Politecnico di Milano e quella di delegato rettorale per le politiche di genere. Inoltre, è membro dell’Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti, di cui è stata presidente nazionale.
“Alle bimbe regalate bambole e meccano, è indispensabile renderle coscienti fin da piccole delle loro possibilità, non sminuire i loro talenti. Così sono diventata la signora delle comete”
“Vanno aboliti tutti gli stereotipi di genere, si deve iniziare da lì. Le famiglie hanno un compito importante in questo senso, devono capire che sostenendo le ragazze nelle loro aspirazioni possono fare la loro felicità”
Due citazioni tratte da un’intervista fatta ad Amalia Finzi da parte della Repubblica. Due frasi che sia indirettamente che direttamente sottolineino come sia necessario agire nelle tradizioni e nella cultura per riuscire ad arrivare ad un cambiamento e a non classificare più come “strano” il fatto che una bambina giochi non solo con bambole, ma anche con un meccano o con delle costruzioni. Più forte ancora, con la seconda frase Finzi arriva a parlare di stereotipi, che molte volte nascono dalla cultura di cui si fa parte, che spesso impone certe idee basate probabilmente su ideali che non sono riusciti a stare al passo col tempo che continua a scorrere, portando con sé novità e cambiamenti nella società.
Infine, sempre nella stessa intervista Amalia fa un appello alle ragazze: “Studiate ingegneria, non è solo da uomini”. Amalia Ercoli-Finzi, grazie alle sue grandi capacità tecniche, organizzative e al suo carattere deciso è sicuramente un esempio di come non sia il genere che determina la carriera di una persona, ma le competenze di questa e il bagaglio che si costruisce durante il proprio percorso. Un bagaglio talmente ricco quello di Amalia, tanto che il suo lavoro svolto per la comunità scientifica internazionale l’ha portata ad avere un asteroide che porta il suo nome dal 2018; segno di riconoscimento da parte dell’Unione Astronomica Internazionale.
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