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Di Meloni e contraddizioni

Immagine del redattore: Giuseppe DonatoGiuseppe Donato

Come reagire alla nomina della nuova premier italiana



Gli esseri umani tendono, in maniera naturale, a pensare in termini di gruppi. Questo processo mentale può essere inconscio o deliberato, ma in entrambi i casi comporta una distinzione tra il noi e il loro. La suddivisione è operata secondo fattori biologici, come l’etnia o il sesso, e costrutti sociali, come l’orientamento religioso. Tutto ciò si manifesta nella vita quotidiana attraverso il distacco di empatia (empathy gap), ovvero una maggiore difficoltà di relazionarsi con una persona che non si considera appartenente al proprio intergruppo.

In quest’ottica, le quote rosa garantiscono rappresentazione ad una porzione di popolazione che altrimenti ne rimarrebbe priva. Di conseguenza, il solo fatto che una donna occupi una posizione di rilievo comporta un avanzamento della società, facendo da apripista a chi si identifica nello stesso gruppo. Tra i vari femminismi quello individualista e neoliberista aderisce perfettamente a questa linea di pensiero, celebrando il successo di una donna come se fosse dell’intero genere femminile. Altre correnti femministe si impegnano invece ad aggiungere livelli di analisi, mettendo sotto la lente d’ingrandimento anche il percorso compiuto per raggiungere l’obiettivo. Questi femminismi sono infatti coscienti che il genere faccia differenza solo quando c’è consapevolezza delle dinamiche di privilegio.

In questo contesto, può essere considerata una buona notizia la nomina del presidente del consiglio Giorgia Meloni?


L’ascesa al potere del nostro nuovo premier segue un copione già scritto, difatti, le minoranze oppresse sono in genere ammesse nella stanza dei bottoni solo quando non vi è il rischio che modifichino lo status quo. Un esempio lampante della dinamica appena descritta può essere rintracciato nel Regno Unito, dove tutte e tre le prime ministre sono state espressione dei Tory, il partito conservatore. Le prime azioni ufficiali del governo Meloni sembrano confermare in pieno i timori che precedevano l’insediamento, criminalizzando tutto ciò che non rientra nei concetti di ordine, disciplina e decoro tanto cari alla destra conservatrice. É più che lecito aspettarsi da questa legislatura un periodo di contrazione dei diritti civili e sociali, anche quelli delle donne. Non è infatti un mistero la vicinanza di Fratelli d’Italia ad associazioni quali Famiglia e Pro Vita, entrambe caratterizzate dall’obiettivo di modificare la legge sull’aborto.

Tutto ciò sembra far virare la risposta alla precedente domanda "- è una buona notizia la nomina di Giorgia Meloni-" verso un secco no, tuttavia una risposta così perentoria comporta una svalutazione completa dell’argomentazione iniziale. Per far convivere entrambe è necessario accettare che le contraddizioni sono un elemento fondamentale della vita pratica e della conoscenza. Inoltre, è necessario scendere a patti con il fatto che un'epoca così polarizzata indichi nella lotta dei contrari l’atteggiamento mentale più adatto a comprenderla. Si può quindi concludere che la nomina di una donna a presidente del consiglio è una buona notizia e contemporaneamente che un premier come Giorgia Meloni sia una pessima notizia.

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