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Una questione d’onore

Sofia Sciangula

Tw: violenza sessuale



La società da sempre riserva alle donne un posto al margine, tutt’oggi non possiamo contare nemmeno sull’esercizio della completa libertà sul nostro corpo, infatti l’oggettificazione femminile e la cultura del possesso non sono capitoli chiusi e il dibattito sociale a riguardo è appena cominciato.


Possiamo tuttavia contare su qualche vittoria, arrivata comunque in un ritardo sconfortante, come la legge 442 del 1981, che abroga due articoli fondamentali per il percorso verso l’autodeterminazione femminile: quello delle nozze riparatrici e del delitto d’onore.


Il matrimonio riparatore era quella pratica secondo cui in seguito a una violenza sessuale, il violentatore sposasse la sua vittima, non per caso nei paesi anglofoni ci si riferisce a questa legge come “Marry Your Rapist Law”.


Le motivazioni principali dietro a questa usanza erano due: una era un modo per il violentatore di tutelarsi, dato che prendendo in moglie la donna che aveva stuprato, non poteva essere denunciato per violenza sessuale, evitando così di fatto il carcere. In questo modo lo stato si rendeva complice della violenza, dato che dando una via d’uscita al perpetratore, inevitabilmente non dava spazio alla protezione della vittima.

L’altra motivazione puntava a mantenere intatto l’onore della donna in questione, che si ritrovava incastrata fra l’incudine e il martello: passare la vita in un matrimonio con il proprio aguzzino, o essere additata dalla società come svergognata, senza onore ed essendo molto probabilmente diseredata dalla propria famiglia, anche se concretamente l’opzione del rifiuto non era mai contemplata.


La prima opposizione pubblica a questo tipo di condotta in Italia lo abbiamo con Franca Viola, una giovane siciliana che a 15 anni, nel 1965, si oppone alle nozze con il suo ex-fidanzato; prima rapita e poi stuprata, Viola rifiuta quel tassello della cultura patriarcale che la voleva vittima inerte; una delle sue frasi più celebri, infatti, recita così:

“Io non sono proprietà di nessuno. L’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce.”

Franca Viola con quel no fa la storia, ed è sicuramente grazie a questo precedente che sedici anni dopo, lo stupro diverrà da “reato contro la morale” a “reato contro la persona” e che si vedranno abrogati i due tediosi articoli del codice penale; le celebrazioni di questa vittoria vanno a braccetto con il grande sconforto che si crea quando ci si sofferma sulle date, infatti, riflettendo in numeri non sarebbe neanche così raro imbattersi in una donna vittima di matrimonio riparatore, oggi.


Il pensiero conseguente a un ragionamento come questo non potrebbe essere altro se non quello che ricorda come il patriarcato, la cultura del possesso e il victim blaming facciano ancora parte del tessuto della società italiana in maniera assordante.


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