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#ZOOMIN: POLYTECHNIQUE

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Polytechnique è un lungometraggio di un’ora e 20 che racconta con profondo rispetto a sguardo oggettivo la strage avvenuta il 6 dicembre del 1989 nel Politecnico di Montreal, in Canada. Le vittime della strage sono state giovani studentesse di ingegneria, come tante di noi, e a compiere il gesto un semplice ragazzo armato. Le ragioni dietro il suo gesto estremo sono esplicitate nella lettera che il giovane ha lasciato alla madre prima di compiere la strage e suicidarsi alla fine di essa. L’omicida non era in grado di tollerare che le donne potessero entrare a far parte di mondi che fino ad allora erano sempre stati prettamente maschili, non era in grado di tollerare l’arroganza con cui le donne volessero affermarsi in questi ambiti quando, secondo lui, il loro posto era un altro.


E se queste idee hanno portato ad un gesto così estremo da parte del giovane, si vedono comunque riflesse anche nelle domande che una giovane donna si sente porre ad un colloquio, in particolare quanto si sente costretta a negare di avere desideri di maternità, come se diventare madre fosse un capriccio.


Se la storia non è già toccante ed emotivamente pesante, la fotografia in bianco e nero e la presenza di musiche che rendono l’atmosfera ancora più ansiogena riescono perfettamente nell’intento di colpire lo spettatore, senza mai mancare di rispetto alle vittime e alle loro famiglie, ma con il solo intento di porre l’attenzione sull’accaduto e sulle ragioni dietro di esso.


Il protagonista è JF, un ragazzo che non è né carnefice né vittima, ma che osserva impotente gli avvenimenti. Il suo sguardo racchiude ogni emozione, dal rendersi conto di ciò che sta succedendo alle sue colleghe, all’incapacità di agire per cambiare la situazione.


Avvenimenti come questo ci sembrano distanti, sia nello spazio che nel tempo, eppure è successo meno di 40 anni fa in Canada, uno di quei posti che ammiriamo per il progresso, soprattutto sociale, uno di quei paesi in cui, secondo la percezione comune, si vive bene.


Le conquiste sono state fatte: se vediamo il Politecnico di Milano, il nostro piccolo mondo, le donne ci sono, ma forse sono ancora troppe quelle che vorrebbero esserci ma sono scoraggiate, dalla famiglia o dalla società.



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